Come purtroppo ben noto, l’Italia è uno dei Paesi europei con i prezzi della benzina più alti. E uno dei motivi che ci spinge verso questo ben poco invidiabile record è rappresentato dal fatto che sul carburante pensano anche le accise sulla benzina, oltre all’IVA al 22% che non fa altro che appesantire ulteriormente il costo di questa risorsa energetica.
Ma sai esattamente che cosa sono le accise sulla benzina? Cerchiamo di scoprirlo insieme!
Cosa sono le accise sulla benzina
Le accise sulla benzina sono delle imposte sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo. Di solito, sono state introdotte nella storia per poter far fronte a esigenze di cassa e, dunque, permettere allo Stato di reperire risorse liquide per poter fronteggiare terremoti, guerre, crisi finanziarie e così via.
Tendenzialmente transitorie, in realtà le accise sulla benzina finiscono con il diventare perenni: è il caso dell’accisa sulla benzina relativa alla guerra d’Etiopia del 1935-36, che è la prima a essere stata introdotta in Italia, e che risulta essere ancora attiva, a distanza di quasi 90 anni dalla sua introduzione.
Accise sulla benzina, da transitorie a definitive
Come abbiamo avuto modo di ricordare, le accise sulla benzina sono state introdotte in maniera temporanea, per poter far fronte a misure straordinarie. In realtà sono state tuttavia convertite in una sorta di definitiva imposizione, anche se sono decaduti i motivi che ne avevano decretato la necessità.
Peraltro, a metà degli anni ’90 le accise sulla benzina sono state incorporate all’interno di un’unica indifferenziata che non fa più alcun riferimento alle originali motivazioni. Una condizione che rende ora molto difficile cercare di abolirne alcune, mantenendo però in piedi le altre.
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Quali sono le accise sulla benzina in Italia
Ecco l’elenco delle accise sulla benzina attualmente vigenti in Italia:
- il finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro);
- il finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro);
- la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro);
- la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 con 10 lire (0,000516 euro);
- la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, sempre con un’accisa di 10 lire (0,000516 euro);
- la ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976 con 99 lire (0,0511 euro);
- la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 con un’imposta di 75 lire (0,0387 euro);
- la missione Onu in Libano (Italcon) del 1983 per 205 lire (0,106 euro);
- la missione in Bosnia con l’Onu del 1996 per 22 lire (0,0114 euro);
- il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 con un’accisa di 0,02 euro;
- l’acquisto di autobus ecologici nel 2005 con 0,005 euro;
- la ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 per 0,0051 euro;
- il finanziamento alla cultura del 2001 con un’imposta che va da 0,0071 a 0,0055 euro;
- il finanziamento della crisi migratoria libica del 2011 con un aumento di 0,04 euro;
- la ricostruzione in seguito all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 con 0,0089 euro;
- il finanziamento del decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011 con un’imposta di 0,082 euro (0,113 sul diesel);
- la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012 per 0,02 euro;
- il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo con 0,005 euro;
- il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1 marzo al 31 dicembre 2014) con 0,0024 euro.